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I bambini, oggi…

I bambini, oggi…

“I bambini di oggi sono sottoposti a troppi stimoli che la loro psiche infantile non è in grado di elaborare. Stimoli scolastici, stimoli televisivi, processi accelerati di adultismo, mille attività in cui sono impegnati, eserciti di baby-sitter a cui sono affidati, in un deserto di comunicazione dove passano solo ordini, insofferenza, poco ascolto, scarsissima attenzione a quel che nella loro interiorità vanno elaborando.
Quando gli stimoli sono eccessivi rispetto alla capacità di elaborarli, al bambino restano solo due possibilità: andare in angoscia o appiattire la propria psiche in modo che gli stimoli non abbiano più alcuna risonanza. In questo secondo caso siamo alla psicopatia, all’apatia della psiche che più non elabora e più non evolve, perché più non sente”
(Umberto Galimberti)

“Quando mia madre lasciò mio padre per un altro uomo, avevo 12/13 anni! Se ne andò all’improvviso, e anche se continuavo a vederla non viveva più con noi!
Mi ricordo che le persone mi chiedevano come stessi! Io rispondevo molto seriamente che non avrei mai voluto la mia felicità attraverso l’infelicità di mia madre! Apparivo una bambina molto saggia e matura! Ma non era vero!

Avrei voluto gridare che volevo mia madre, che per me era lacerante tornare da scuola e non trovarla, che la sera andare a letto e sapere che non sarebbe venuta a darmi la buonanotte e che se chiamavo, spesso stavo sola a casa, non sarebbe venuta… era molto molto di più di quanto potessi sopportare! Ma all’esterno “facevo l’adulta”.
Questo è quanto volevano… ma in realtà avrei voluto urlare il mio dolore, scagliarmi contro chi me l’aveva portate via. Contro mio padre che lo aveva permesso. Contro mia sorella che, più grande di me, non faceva niente, e io? Prendevo in prestito frasi fatte adeguandomi apparentemente alla situazione!”

Questo è il racconto di una paziente che ho voluto riportare dopo aver letto l’intervento di Galimberti che ci offre una lettura estremamente corretta e attuale di una situazione che sta sfuggendo di mano! Dobbiamo entrare più in contatto con le reali età emotive dei nostri figli!
Non chiedere loro atteggiamenti e risposte che non hanno elaborato emotivamente ma insegnargli invece a riconoscerle le emozioni, positive e non, e a parlarne con noi per cercare di comprendere in uno scambio affettivo che, dove non ci fosse va recuperato o creato!