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Dalla parte di lei

Dalla parte di lei

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“Dalla parte di lei” è un famoso, quanto corposo libro, di Alba de Céspedes che lessi da adolescente. 

Non lo ricordo bene, si svolge durante la guerra ma, più che ricordarmi la trama, la sensazione che mi è rimasta, e che l’autrice riuscì a trasmettere, è la frustrazione e il dolore della protagonista nell’impossibilità di comunicare con il partner reduce dalla guerra.

Ho ben impressa però la parte finale del libro quando lei, a letto, guarda le spalle dell’uomo che le giace accanto, quell’uomo che, girandole le spalle oppone un silenzioso muro; segno tangibile di una incomunicabilità che sfocerà in tragedia quando la protagonista, esasperata sparerà proprio contro quelle spalle che non era riuscita a smuovere, a penetrare.

Questa forzata convivenza, figlia di questa emergenza, metterà tante donne in questa situazione, ovviamente nessuna sparerà al marito, ma con lo scontrarsi con una incapacità di comunicare che è, purtroppo, alla base di ogni relazione deficitaria.

Quando mi è capitato di seguire delle coppie, per degli incontri di sostegno, era abbastanza usuale che marito e moglie cominciassero, per la prima volta, a comunicare realmente in occasione delle sedute. 

Parlare non è comunicare.

Le parole vengono spesso usate come strumenti per ferire, offendere, denigrare, prendere in giro, umiliare…. Ma dietro a ciò che si dice, spesso malamente, ci sono sempre emozioni forti che non si è in grado, però, di trasmettere all’altro per fargli comprendere ciò che veramente agita, confonde, addolora.

Da questa incapacità nel dire ciò che si sente, al silenzio, è un attimo.

Ma il silenzio è sempre l’inizio della fine di qualcosa, non necessariamente definitiva ma pur sempre una fine. 

Insieme alla fine arriva la consapevolezza, ed è ciò che noi stiamo andando a sperimentare in queste settimane. Questa forzata inattività, questo silenzio, mettono a nudo e a volte spaventano. Non saremo più le stesse persone, siamo stati costretti a fare i conti con troppe cose.

Sarà arrivato il momento del cambiamento, forse realizzeremo che non abbiamo più tempo per rimandare e realizzare quel progetto, quel sogno, quel viaggio, quel trasferimento che, inventando tanti alibi continuavamo a spostare sempre più in là.

Le donne nell’occuparsi dei figli o dei genitori o semplicemente di sé stesse, scopriranno talenti, capacità, poteri che non dovranno abbandonare ma coltivare. Questo lungo periodo di letargo finirà e, come ogni morte, avrà la sua rinascita. Abbandoniamoci al flusso e lasciamo emergere la nostra verità, ma che non venga relegata più al silenzio! 

Questo, è una via di fuga che non ci meritiamo più.