26 Gen LE PUERPERE LASCIATE SOLE
Le puerpere lasciate sole.
Donne che affrontano nove mesi di una trasformazione del corpo che, se la natura non ce lo avesse insegnato come naturale e fisiologico, avrebbe del soprannaturale. L’incontro casuale di uno spermatozoo e un ovulo, entrambi invisibili ad occhio umano, può rappresentare l’incipit di una nuova vita e, dopo soli nove mesi, la nascita di un essere umano perfetto. Tutto questo, pur se uguale da milioni di anni, rappresenta sempre un miracolo per la coppia che lo vive.
Purtroppo, nonostante su questo evento ci sia un proliferare di romanticismo e idealizzazione di perfezione celeste, dove la triade familiare sorride attraverso immagini composte e felici, spesso non è così!
I genitori, ma diciamo la neomamma, si trova ad affrontare “l’ignoto” con questo amatissimo (nonostante tutto) esserino che grida, piange, defeca abbondantemente, ha coliche di ignota natura, che raramente dorme e ci guarda attonito. Che fare?
Il disagio è reale. Il ‘Baby blues’, quella leggera tristezza che assale le puerpere, riguarda circa l’80% delle donne, mentre il restante 15-20% potrà soffrire di una vera depressione post-partum, più comune di quanto si pensi e nello stesso tempo abbastanza sottovalutata.
Il famoso ‘puerperio’ dura circa 40 giorni. E’ un periodo fisiologico nel quale il corpo, così come gli ormoni, dovrebbero rientrare nella norma. In queste settimane la mamma andrebbe supportata, aiutata nel rinserimento nella vita normale e, soprattutto, andrebbe fatta riposare.
Il recente dramma, che ha colpito la mamma di Roma, dovrebbe farci riflettere sulle modalità ospedaliere.
Il baby-rooming, cioè il neonato lasciato con la mamma subito dopo il parto, ha le sue motivazioni. Permette alla mamma e al bimbo di abituarsi, aumenta le difese immunitarie del neonato, permette l’attaccamento immediato al seno, prendere dimestichezza con pannolini e cambi ma, tutto questo, è meraviglioso se viene permesso al marito o a una nonna o amica di poter stare accanto alla mamma.
Anche con un parto facile, c’è la stanchezza e nel migliore delle ipotesi, punti che danno fastidio nello stare sedute. Nel caso di questa mamma, il sostegno non c’era. Per le norme Covid era sola e senza supporto e, dopo 17 ore di travaglio, non sono state prese in considerazione le sue richieste di sostegno.
Una mia amica ha partorito in Olanda e, per sette-dieci giorni, ha avuto a casa una figura fondamentale, detta ‘kraamverzorgster’. E’ un’infermiera specializzata nel periodo post-natale, nella cura del bambino e nell’allattamento. Chiarisce dubbi e offre un reale sostegno pratico.
In Italia siamo parecchio indietro nel sostegno alle puerpere, mentre in realtà sarebbe fondamentale divulgare la figura professionale della ‘Doula’, già esistente, che aiuta già durante la gravidanza, nel parto e nel post-parto.
Sfatiamo il mito delle Super Mamme. Non esistono, esistono solo donne che, nel loro difficile mestiere di madre vorrebbero un ascolto, empatia, una mano tesa.