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Pensieri sulla discriminazione

Pensieri sulla discriminazione

Dopo la notizia dell’esclusione del bambino dalla festa, un altro episodio raccapricciante di una ragazzina non inclusa nella gita scolastica!
Ne abbiamo di motivi per cui vergognarci.
Poi mi chiedono il perché questa adolescenza così intollerante e difficilmente governabile, e me lo chiedono proprio quegli stessi genitori che condannano il razzismo ma che lo ‘agiscono’ in famiglia!
Con questi presupposti se ci va bene avremo futuri adulti dissociati.
Quanta ipocrisia intorno a noi!
Fanno addirittura le interrogazioni parlamentari per escludere parole dal vocabolario perché discriminanti e poi, nei fatti, viviamo una società altamente discriminante e giudicante.
Mia madre, morta a 94 anni, non ha mai capito perché non potesse più dire: “negretto, cieco, sordo, vecchio…”. Parole che ho sempre sentito nella mia infanzia e che non hanno mai impedito però l’accettazione di cui sono stata testimone nella mia famiglia.
In prima elementare avevo una compagna di colore, parliamo di 60 anni fa! Alla prima occasione la presentai a mia madre. Per me era una novità, era la prima bambina di colore che conoscevo ed ero molto fiera di averla come amica. Mia madre si rivolse alla mamma della bambina esclamando: “Che bella negretta! Annalisa invitiamola al tuo compleanno!”
Purtroppo non venne.
I genitori appartenevano al corpo diplomatico del loro paese e ripartirono prima della festa!
Recenti dati denunciano un aumento di esclusione è discriminazione verso chi non è “omologato”! Allora mi chiedo, è meglio esprimersi politically correct e discriminare o usare le parole liberamente ma essere poi inclusivi nei fatti?