26 Giu Intelligenza emotiva e fragili adolescenti
Secondo la stima fornita dal Viminale abbiamo: Abbassamento dell’età nei rapporti sessuali, gravidanze prima della maggiore età, uso triplicato di droga e sostanze psicotrope, alcolismo in giovanissimi.
Ma sono quattro gli ambiti, secondo Goleman, autore di ‘Intelligenza emotiva’, dove dobbiamo porre la nostra attenzione:
* Chiusura in sé stessi e problemi sociali: preferenza a restare soli. Non comunicare. Rimuginare in silenzio. Sentirsi infelici e privi di energia. Eccessiva dipendenza da altri.
* Ansia e depressione: essere soli. Avere paure e preoccupazioni. Avere modelli troppo elevati. Non sentirsi amati/accettati. Sentirsi nervosi e depressi.
* Difficoltà attentiva e riflessiva: incapacità di prestare attenzione e di restare seduti tranquilli. Fantasticare a occhi aperti. Agire senza riflettere. Nervosismo e risultati scadenti a scuola. Avere pensieri fissi.
Molto di questo può farsi risiedere nell’incapacità di gestire le emozioni, i conflitti. Non essere in grado di gestire le frustrazioni per i giovani, significa reagire di fronte a un rifiuto o a qualcosa che non va come dovrebbe, con reazioni inconsulte che possono portare, come vediamo accadere sempre più spesso, a conseguenze estreme.
“il temperamento, che si palesa ben chiaro già dai primi mesi di vita, non può e non deve essere il destino”.
Ad esempio, molte madri hanno nei confronti dei figli timidi, un istinto di protezione eccessivo che è deleterio e peggiorativo. Starà ai genitori, invece, tranquillizzare un bambino particolarmente timido, spronandolo con piccole richieste che lo stimolino a rendersi autonomo gratificandolo poi nei successi.
Oppure rimproverare i figli ma non essere in grado di far vivere loro pochi minuti di “sana mortificazione” correndo a consolarli! Questo vanificherà il rimprovero facendo perdere ulteriormente credibilità.
Il riconoscimento delle emozioni, appunto quella ‘intelligenza emotiva’ che dovremmo preoccuparci di insegnare ai nostri giovani è in pratica saper riconoscere le proprie emozioni senza diventarne vittime.
Un aspetto fondamentale è la gestione della frustrazione. Un bambino molto piccolo deve necessariamente avere una rapida soddisfazione dei suoi bisogni quali fame, sete, freddo, ma già intorno ai 2/3 anni riesce a capire e a controllare un bisogno primario, per un ragionevole lasso di tempo, in attesa di arrivare a casa o altro.
A sette anni un bambino è perfettamente in grado di capire e di gestire una frustrazione derivante dal ritardo di una risposta verso i suoi bisogni.
La famiglia, in tutto questo, si può definire “un’arena”.
Si, la famiglia deve essere un’arena nella quale il bambino/adolescente, futuro adulto, dovrà imparare a manifestare le sue necessità e a lottare anche, per ottenerle. Quali il bisogno di maggior indipendenza, poter gestire il proprio spazio/tempo, la gestione di soldi e di libertà vanno conquistate, contrattate, negoziate con i genitori.
Altrimenti, la soddisfazione immediata di tutte le sue esigenze, da parte di genitori compiacenti, creerà un adulto prepotente, iroso e aggressivo che non avrà imparato a modulare le sue pretese.
Sarà fondamentale che impari a rispettare regole, orari e impegni scolastici e domestici e a rispettare le necessità altrui.
In cambio di ciò l’adolescente otterrà a mano a mano, conquistandosele sul campo, maggiori libertà di espressione e movimento.
Questo permetterà una crescita equilibrata e una sana gestione di futuri rapporti sociali.