02 Dic BARBABLU’-FRA FAVOLE E MITI
Barbablù
Rivisitando favole e miti.
Barbablù era un gentiluomo dotato di vasti mezzi e proprietà, dal passato un po’ oscuro ma desideroso di formarsi una famiglia.
Invita nel suo meraviglioso palazzo una vedova con le due belle figlie e con amici. Fa passare loro giorni indimenticabili fra giochi, intrattenimenti, libagioni e varie.
E’ squisito e attento. Un vero gentiluomo. Chiede in moglie una delle figlie ma, la più grande e più prudente, rifiuta decisamente. Quella barba di un deciso colore blu non la convince, così come non la convincono le dicerie e i ‘si dice’ sul suo passato. Sembra che di ben sei mogli non se ne sua più saputo nulla. Meglio non rischiare.
La più piccola, abbagliata da tanto splendore e, non da ultimo, dai modi irreprensibili dell’uomo capitola, affermando che la barba non è poi …cosi blu.
Si sposano e tutto fila liscio. Barbablù si rivela un marito premuroso che non fa mancare nulla alla giovane moglie, né attenzioni né svaghi e distrazioni, e neanche la possibilità di ospitare nel palazzo la sua famiglia e i suoi amici.
Dopo un po’ di tempo Barbablù annuncia che, per motivi di lavoro, dovrà assentarsi per circa un mese. Consegna alla giovane un mazzo di chiavi che le consentirà di accedere a tutti gli spazi, stanze e luoghi del grande palazzo ma, aggiunge con fare minaccioso, non avrebbe dovuto mai, per nessun motivo, utilizzare la piccola chiave che apriva una piccola porta di legno situata proprio nel punto più buio della magione.
La donna promette e il consorte parte. Con la sorella e i fratelli, nei giorni seguenti, si diverte a esplorare ogni angolo della vasta proprietà. Il mese passa veloce e, dopo aver visto tutto, non le resta che la piccola chiave della porta misteriosa. Che fare?
Sicuramente il dubbio lacerava la giovane. Da una parte non voleva disattendere la promessa fatta ma, dall’altra la curiosità di conoscere il segreto di quel marito così buono e generoso, è forte!
Doveva accontentarsi, fidarsi ciecamente? Ciò a cui aveva accesso era molto, allora perché non obbedire e lasciare le cose così com’erano?
Ma cosa si nascondeva dietro quella porta? Con mani tremanti prese la piccola chiave e, con il cuore in gola cedendo alla curiosità, l’aprì!
Dietro di essa ecco sei corpi di giovani donne appese e con la gola squarciata. Un mare di sangue e, in preda al terrore, la chiave cadde sul pavimento sporcandosi.
Usci di corsa e dopo poco incontrò il marito rientrato dal viaggio.
“Cos’hai moglie mia? Mi sembri agitata”
“Nulla, caro marito, Tutto a posto” rispose con un filo di voce.
“Hai varcato la porta segreta e questo segna la tua condanna a morte.”
Come va a finire? La giovane riesce a salvarsi grazie ai fratelli richiamati a gran voce dalla sorella che, arrivando a spron battuto uccidono il povero Barbablù.
I significati simbolici della favola possono essere diversi. La curiosità, quella che ci spinge a voler sapere, a chiedere, a volere delle risposte che, quando non arrivano, ci spinge ad agire.
Forse una moglie meno curiosa avrebbe continuato a vivere felice e serena senza porsi domande ma accettando ciò che il marito, figura autorevole, imponeva.
Ma la curiosità, come ci insegnavano da piccoli, a volte gioca brutti scherzi. La verità ha sempre un risvolto della medaglia. E’ meglio ignorare o sapere a tutti i costi anche se la verità svelerà abissi profondi?
Non c’è una risposta giusta.
Situazione analoga la visse Psiche nella sua storia con Amore. Istigata dalle sorelle volle svelarne le sembianze ma non sapeva che, scoprire di aver sposato un Dio le sarebbe costato anni di prove dolorose e sacrifici, prima di potersi ricongiungere all’amato.
E Cappuccetto rosso? La bambina che disubbidisce e incontra il lupo. Metafora che indica l’incontro/scontro con la propria femminilità, la propria sessualità e libertà. Si deve per forza trasgredire per crescere? Deve sempre essere irto di spine il percorso femminile che porta alla consapevolezza?
Ed è sempre giustificato il dubbio, il voler andare oltre nella conoscenza, nel voler scendere, per dirla con Dostojevskj, nel sottosuolo della propria/altrui anima?
Le situazioni di disagio si creano proprio per uscire da uno stato di malessere, ma quando le situazioni sono accettabili, è proprio necessario andare a scavare, rimuovere, disseppellire eventi lontani che non serve a nessuno riesumare?
È sempre lecito il dubbio? E che ruolo ha, la fiducia, in un rapporto? Deve essere cieca, ben riposta o sempre in bilico fra l’affidarsi o il diffidare?